giovedì 13 giugno 2013

La stretta creditizia non molla la presa, e per far fronte alla crisi e la conseguente mancanza di liquidità, le imprese fanno sempre più spesso ricorso alle emissioni obbligazionarie.
Il report di Standard & Poor's segnala, infatti, che anche nel 2012 le banche hanno operato tagli alle imprese di oltre 44 miliardi di euro ed ora, nonostante le imprese italiane attingano ancora il 92% del fabbisogno finanziario dalle imprese, sembra che le “provviste” si stiano esaurendo e si debba andare a cercare fondi in altre sedi.
A spingere le imprese a ricorrere in modo più ingente alle emissioni obbligazionarie, prosegue Standard & Poor's, contribuiranno inoltre recenti interventi normativi che le agevolano, anche dal punto di vista fiscale.
Renato Panichi, analista di Standard & Poor's, non vede solo svantaggi in questa situazione: “Crediamo che un maggiore ricorso al mercato obbligazionario potrebbe aiutare a migliorare la struttura del capitale delle aziende italiane e ridurne i rischi di rifinanziamento perché allungherebbe i tempi di maturazione dei bond e diversificherebbe la platea di investitori“.
In realtà, però, il passaggio da una fonte all’altra non avverrà in modo spontaneo, ma, anzi, il procedimento sarà lungo e difficile, poiché gli investitori istituzionali italiani non hanno dimostrato finora una grande propensione all'acquisto di obbligazioni di medie imprese, che all'80% sono ancora utilizzate da investitori stranieri.
L’assenza di un mercato interno è dunque la maggiore causa di questo stallo, che ha tenuto finora le emissioni sotto quota 200 milioni di euro.

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