giovedì 13 giugno 2013

Sono oltre 10mila le famiglie italiane che hanno chiesto e ottenuto la sospensione del mutuo prima casa attraverso il «Piano Famiglie», l'iniziativa promossa dall'Abi e dalle associazioni dei consumatori per aiutare chi è in difficoltà a causa della perdita del lavoro o di altri eventi negativi. 
Il bilancio ufficiale dei primi due mesi di vita di un accordo che si protrarrà fino al 31 gennaio 2011 è stato reso noto dall'Abi stessa nel corso di una tavola rotonda che si è tenuta ieri a Roma. Nel dettaglio, sono stati 10.281 i contratti di mutuo che a febbraio e marzo hanno usufruito della moratoria, per un debito residuo che sfiora il miliardo di euro (969 milioni). La maggior parte delle domande (58%) è stata presentata nelle regioni dell'Italia settentrionale, seguono Sud e Isole (23%) e Centro (19%).
L'accordo di base siglato lo scorso dicembre prevede la possibilità di sospensione per almeno 12 mesi dei mutui di importo fino a 150mila euro accesi per l'acquisto, costruzione o ristrutturazione dell'abitazione principale. Possono fruire dell'agevolazione i clienti (anche in ritardo nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi) con un reddito imponibile fino a 40mila euro che abbiano subito o subiscano nel biennio 2009 e 2010 eventi particolarmente negativi (morte, perdita dell'occupazione, insorgenza di condizioni di non autosufficienza, ingresso in cassa integrazione).
L'Abi stimava un bacino potenziale di interessati compreso fra le 90mila e le 135mila famiglie, a seconda delle diverse condizioni applicate dalle banche (172 istituti su 406, rappresentativi del 64% del mercato hanno aderito offrendo condizioni migliorative). La moratoria, fino a questo momento, è stata richiesta soprattutto a seguito di eventi come la sospensione del lavoro o la riduzione dell'orario di lavoro (42%) o come la cessazione vera e propria del rapporto di lavoro (39%).
Sotto l'aspetto della modalità dell'agevolazione, è invece interessante notare che la quasi totalità dei clienti (93%) ha ottenuto la sospensione dell'intera rata, mentre soltanto nel 7% dei casi si è provveduto al blocco della sola quota capitale. La scelta fra le due alternative spetta alla banca e non è senza conseguenze per il mutuatario: chi ha avuto lo stop totale ai pagamenti trae infatti maggior beneficio nell'immediato, ma potrebbe incontrare più difficoltà quando dovrà riprendere a versare la rata, dato che in quel momento sarà costretto a restituire anche gli interessi che continuano a maturare durante il periodo della moratoria.

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